Fine settimana di boulder con alti e bassi ma tutto
sommato era esattamente quel che volevo fare e quindi non posso lamentarmi. Abbiamo
rischiato, ci abbiamo provato, è andata male ma se non fossi salito ad
Ailefroide non l’avrei mai saputo. E poi non avevo per le palle di tornare nei
soliti posti quindi son contento della scelta alla fin fine.
Venerdì non volevo sfondarmi troppo quindi la mezza
giornata era l’ideale; progetti nuovi zero quindi l’alternativa era tornare su
qualcosa abbandonato gli anni scorsi (la lista è lunga quindi problemi a
scegliere non ne ho…) e Sciopero mi è sembrato subito ottimo da riattaccare. Dopo
la rottura della tacca è diventato davvero duro, l’hanno fatto cani e porci ok
ma io quel singolo lo trovo maledettamente estremo e proprio per quello mi ero
scazzato e avevo abbandonato un paio di anni fa, ma alla fine se i passaggi non
si provano con la testa giusta non c’è verso e ora come ora mi sembrava di
essere abbastanza “pronto”. Freddo faceva freddo, non troppo rispetto ad altri
posti ma comunque si girava intorno allo zero e in quella grotta sempre all’ombra
anche un po’ meno credo, comunque impacchetto tutto, topo compreso, e partiamo
per il Bracco al mattino presto. Riscaldo tranquillo e via con i soliti tenta
che vanno meglio del solito: infatti dopo 3 giri tengo sta tacca di merda e riesco
a proseguire senza problemi. Son contento, non mi era mai entrato sto singolo e
la ralla di tornare a provare seriamente il passaggio mi torna per bene ma non
voglio strafare per tenermi un po’ per il giorno dopo, quindi faccio qualche
altro passaggio nei dintorni e poi via a casa.
Sabato mattina sveglia alle 6… con Filippo abbiamo il
gancio per le 7, esser su troppo presto è inutile e oltretutto già a casa i
termometro segna -8… viaggio easy e siamo a Vallouise alle 10, giusto in tempo
per un croissant e un litro di caffè. Il cielo è stupendo, la luce a tratti e
talmente chiara che infastidisce e io spero che andando verso mezzogiorno un po’
si scaldi l’aria. Chi vive sperando giustamente… ci scaldiamo, ci proviamo, si
alza anche il vento e a tratti sembra nevicare ma c’è il sole e quello che
vediamo è ghiaccio di riporto; le prese son talmente fredde che noi pur non
sudando le bagnamo al contatto. Io son piantato, non riesco ad ingranare e i
muscoli non rispondono… scendo dal mio progetto, le Peché, e capisco subito che
non è neanche il caso di portare i pad qui, tutto è all’ombra ed è impossibile
anche solo togliere i guanti. Allora optiamo per far qualcosa alla plaque, che
è in sole pieno ed oltretutto un allagamento la scorsa primavera ha creato una
base stupenda tutta in sabbia dove prima invece c’erano massi enormi. Io comunque
nonostante sia vestito a strati come 2 cipolle non riesco a far niente,
indecente! Filippo invece ci dà alla grande e si porta a casa la Prouesse, un
bellissimo passaggio parecchio di stimolo, oltre ad altri sempre in zona. Nel frattempo
arrivano dei ragazzi dell’Argentiere e tra una ciancia e l’altra mi confermano
che durante l’ultima settimana del 2016 le condizioni erano ben altre, più
caldo e scalabile, mentre adesso è davvero una situazione limite e ci fanno i
complimenti per la motivazione… grazie al cazzo, dei complimenti me ne fotto! E
nel mentre, giusto per tener alto lo spirito, inizia a nevicare, questa volta
sul serio, segno che forse è meglio impacchettare tutto e tornare a casa con la
coda fra le gambe. Beh, dopo una giornatina così l’unica voglia che avevo era di
stare almeno a 25° tutta la sera e guardare la TV addormentandomi piano piano
dopo un bel single malt e invece no! Alle 2 di notte son al pronto soccorso
veterinario per topo e il mattino dopo chiaramente non son neanche le 9 che già
suona il telefono… le bestemmie son incalcolabili ma soprattutto hanno anche
quel non so che di deliziosamente nuovo che le rende quasi poetiche. Per finire
mi devasto al moonboard ogni singola fibra non ancora congelata dal giorno
prima perché per riposare c’è sempre tempo, forse…
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Topo e il pattinaggio artistico |
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Filippo su la Prouesse |
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