mercoledì 9 gennaio 2019

Davvero poco da dire su questo fine anno. Disastroso, quello si. Con un paio di settimane di ferie e un meteo meraviglioso per la stagione mi aspettavo davvero di togliermi qualche soddisfazione e invece mi son ritrovato ad allenarmi in anticipo, non potendo far altro.
Prima della partenza per la Svizzera ho fatto qualche puntata ai tetti Lup, incredibile se ci penso essendo inverno e invece mi son ritrovato a passare delle giornate fantastiche, con condizioni super e a scalare in maglietta tanto si stava bene: senza progetti se non la voglia di stare fuori a rilassarmi e su roccia ma soprattutto in valle Gesso che già mi mancava. Non volevo sfondarmi, intanto perché sentivo il bisogno di allenarmi nuovamente un po’ (purtroppo son fatto così non so se sia solamente una questione psicologica oppure reale necessità ma dopo 1 o 2 mesi che non faccio secco sento la forma calare terribilmente e il rischio di farmi male aumentare) e inoltre con Chironico in vista non volevo rischiare. Per la Svizzera abbiamo deciso all’ultimo, c’era in ballo l’Elba ma non avevamo troppe informazioni in merito, c’era in ballo anche Pietra del Toro, ma poca voglia di fare ore di macchina, e c’erano in ballo altri 4-5 posti ma alla fine l’amore vince sempre, e per la Svizzera non puoi che provare sano e onesto amore. Rapido giro di telefonate e troviamo ancora posto, il nostro solito posto a Faido a cui ormai da anni siamo affezionati. Si parte, non vediamo l’ora di spellarci come si deve su quella roccia splendida.
Il primo giorno, mezza giornata alla fine, va via veloce scaldando i motori ma senza strafare. Approccio un paio di linee più facili del mio solito progetto e sento che va bene, ma preferisco tenerle per la settimana tanto fretta non ce n’è (sembrerebbe…); intanto troviamo su anche i vertiginosi in giro per i boschi. Il secondo giorno parto con la ralla giusta: ci troviamo sotto Komilator per Elena che vuol provare un passo li a fianco e io decido di dare una botta alla linea di Nicole nella methode originale (con eliminante), avendola già fatta nella versione più pura, con lo spigolo. Non va male ed Elena nel frattempo trova un blocco li vicino che vorrebbe provare, una linea (bruttina, sinceramente) che segue una fessura orizzontale di dita… decido di farci un giro, per tenermi caldo e provare sul tardi “Freak”. Idea di merda. Per stare dentro il passaggio tiro una lolotte quasi a freddo e sento un rumore seguito da un dolore fortissimo al collaterale laterale. Non mi basta e poco dopo su un passaggio facile ma molto bello tallono, stessa gamba, e mi siedo per andare ad una tacca lontana. Questa volta il rumore è stato talmente forte che anche Elena l’ha sentito, il dolore senza senso mi ha poi tenuto sveglio tutta la notte. Comunque, rapida visita del caso per capire che di rotto non c’era niente, tranne le quelle palle si, vacanza finita al primo giorno… chiaramente restiamo, Elena può scalare e quello che era toccato a lei qualche anno fa ora tocca a me: guardare senza poter far nulla. Fa parte del gioco e ogni tanto va anche male, pace.
Come dicevo le giornate vanno che è un piacere: ottima compagnia, meteo meraviglioso (in Ticino sinceramente mai viste condizioni così…), roccia e passaggi neanche a dirlo. E io zoppicando qua e là mi dedico a capire qualcosa di fotografia. Passato Capodanno torniamo in Italia e non potendo arrampicare decido di buttarmi subito sull’allenamento di Jolly, una garanzia di distruzione che mi serve anche per sfogarmi un po’. E intanto le condizioni continuano a restare fuori da ogni logica per il periodo… fa parte del gioco anche questo.