lunedì 19 novembre 2018

Tre settimane senza toccare roccia… un tempo infinitamente lungo per un malato come me, la plastica è un surrogato che dà soddisfazione momentanea ma non sazia e la voglia di uscire, vedere il sole, passare delle belle giornate a spellarsi le mani era arrivata a limiti onestamente insostenibili. Poi a metà settimana si apre uno spiraglio, vedi il meteo che di punto in bianco dà temperature prossime allo zero, il vento che gira da nord e che soffia seriamente e allora torna una speranza: Varazze sarà in condizioni! E sinceramente benché Varazze sia mediamente una merda quando l’aderenza è quella giusta diventa un vero paradiso!
Inizio il venerdì, ancora stanco dai circuiti al moonboard, ma il pomeriggio schizzo giù col topo e vago tra il potala basso arrampicando il più possibile, senza obiettivi. Una goduria! Colla, nessuno in giro, troppo presto diventa buio e io mi trovo nel bosco a tornare dalla macchina in completa solitudine, esattamente quello di cui avevo bisogno questo weekend. Torno a casa provato dal freddo e dal vento anche se ancora non so che il giorno dopo sarà ben peggio…
Preparativi, mi sento con Ale e decidiamo di andare alla collina ad arcuare un po’ di lame di rasoio… al mattino si unisce anche Matteo e già a Ceva capiamo che la cosa sta prendendo una piega devastante. Il cielo è scuro, fa un freddo porco e il vento si fa già sentire… arrivati su appena scendiamo dalla macchina capiamo che la giornata sarà parecchio dura. Ci proviamo comunque, ma io sento che i muscoli non rispondono, non chiudono proprio e tantomeno le dita si rifiutano completamente di arcuare, ho proprio paura di farmi male! Dopo un paio d’ore in ste condizioni deplorevoli capiamo che è arrivato il momento di abbandonare, non abbiamo più l’età per queste cose sinceramente. Torno a casa e per combattere il freddo chiaramente faccio un po’ di muro…
Il giorno dopo sembra ancora più freddo ma questa volta col sole. E questa volta ho intenzione di tirare fuori l’artiglieria, vestiario ad hoc quasi da spedizione himalayana. Mi sento sol socio, diamo un’occhiata al meteo, ci facciamo forza e decidiamo nuovamente per Varazze. Giù il vento tira ancora più dei giorni prima, freddo fa freddo ma c’è il sole e quindi per un momento si sta quasi bene… dura poco, ma devo dire che tutto il giorno non ho patito, anzi; la cosa che più mi è sembrata strana è che in giro non ci fosse assolutamente nessuno, nonostante le condizioni fossero assolute, davvero parecchio ambiguo… in ogni caso non perdiamo tempo e iniziamo subito a martellare un passaggio dopo l’altro. A fine giornata decidiamo di scendere da “Occhi di gioia”, lasciato incompleto un pomeriggio dell’anno scorso perché da solo non me l’ero sentita di uscire (lo so, è strano, ma sinceramente avevo paura di farmi la schiena sul masso dietro… mi prendono per il culo ancora adesso, a ragione…) con la ferma intenzione di chiudere i conti e passare al vero progetto della stagione. Purtroppo la voglia non è bastata, i tre giorni hanno iniziato a farsi sentire seriamente e nonostante qualche bel tentativo fino al bordo non ne avevo davvero più e le prese basse ad un certo punto si faticavano pure a vedere ancora… poco male, la prossima volta lo stampo sicuro perché se da stanco morto c’ero vicino non penso di avere problemi e soprattutto perché è tempo di passare a martellare i passi che mi son segnato per l’inverno a Varazze.
Per concludere stupenda compagnia ieri, come sempre con Funsu. Si parla, si ride, a volte arriviamo pure a discorsi seri, si martella senza sosta sulla roccia, insomma è sicuramente il socio per eccellenza. E per quanto riguarda il freddo iniziamo a farci l’abitudine anche perché è con ste condizioni che ci si diverte seriamente: mi pare fosse proprio Malcolm Smith che dicesse che sopra i 5° non si tratta più di vero boulder!