In linea di massima credo che
l’arrampicata ad Annot la si ami o la si odi, nel mio caso con capitate
entrambe le cose quasi contemporaneamente. Ma se devo esser sincero, oggi che
son tornato alla routine quel posto mi manca parecchio…
Sapevamo di prendere bastoni,
per il tipo di arrampicata a cui non siamo del tutto abituati, ma non così
tanti e così importanti, ma fa bene allo spirito perché abbassi le orecchie e
ridimensioni un po’ quello che credi di esser in grado di fare. Ridimensioni
anche la tua visione dei gradi boulder e capisci che spesso e volentieri si
farlocca un po’ troppo, e allora sì Annot è necessaria per ristabilire un po’
d’ordine; onestamente ho trovato anche disomogeneità là, perché se paragono
“Frout Frout” fatto un po’ di tempo fa, sulla carta dato tra il 7C e l’8A, a
passi come “Esprit minéral”, “Sa mère en short” o altri trovo che ci sia
qualcosa che non funziona… ma in linea di massima son duri, tanto, e gradati
stretti, come si deve.
In ogni caso venerdì dopo un
po’ di coda siamo arrivati al campeggio (consigliatissimo! Gli chalet credo
siano la sistemazione ideale per chi come noi non ha più voglia di patire in
tenda e vuol autogestirsi) e il meteo è il migliore pensabile: cielo limpido,
temperatura piuttosto bassa e un po’ di vento ad aggiustare il tutto. Il
mattino dopo ci fiondiamo come bambini in un parco giochi (perché di questo si
tratta in realtà) nel primo settore da visitare, place des Cardeurs consigliatomi
da Gian e Sergio l’ultima volta per il fatto che ci son sia passi facili che
duri, quindi da soddisfare tutti; la guida scaricabile da internet è
millimetrica per gli accessi un po’ meno comprensibile per le linee che invece
son da trovare e capire, piacerà meno a qualcuno a me onestamente non dispiace
molto perché ti lascia quel gusto di esplorazione che troppo spesso manca. L’idea
era provare “président Evil” e “la mort suspendue” ma il sole si fa subito
sentire, il settore è in basso e poco ventilato, quindi facciamo qualche
classico (su tutti i bellissimi “Swatch” e il blocco 380 sit) per poi spostarci
in alto al mitico settore di Paf le chien. Qui credo ci siano le linee
migliori, o quantomeno a me è quello che più piace, e inoltre è ventilato e
ombroso il che non guasta su sti piattoni; faccio flash “Psylo addict”, forse
un po’ più facile o forse m’è andata bene, comunque divertente su un fungo
stranissimo nel classico stile del posto, e prendo bastoni su “Vegetal spirit”.
Anche Elena ci prova ma il morale è basso, le uscite son a volte alte e spesso
e volentieri son tabule rase dove l’unica cosa che ti salva son i tricipiti… mi
butto su “Esprit minéral”, in quel cazzo di buco 2 dita non entrano e in più
parti steso come un calzino, devo trovare un soluzione… no problem, il mignolo
mi torna utile, ma il passo è comunque duro come pochi… 7A+… altro giro altra
corsa, “Sa mère en short” mi è subito
piaciuto quando me l’avevano fatto vedere un paio di settimane fa e quindi
decido di provarci. Un bel po’ per trovare la methode migliore e 2 giorni per
arrivare al bordo, ma il blocco resta da fare; incomprensibile, sit è un 7B ma
credo di aver fatto alcuni “8A” ben più facili, da sotto niente di che perché
si tratta di un lancio ad una presa buona ma da li devi tirarti il piede
sinistro in bocca e ristabilirti su una bancata sfuggente ad una merda svasa
lontanissima! Forse per i palestrari sarà più facile, per me sull’orlo
dell’impossibile… orecchie basse e si torna allo chalet, un giorno andato,
fisico a pezzi e pelle fine come cartavelina.
Il mattino dopo nuovamente
meteo fantastico, si decide di salire subito al settore Madness a scaldare un
po’ le ossa. Niente da dire, posto bellissimo per il medio facile, luce
straordinaria, la volta scorsa mi ero portato a casa “l’ex grosse lunule sit” e
il bellissimo “les évadés”, questa volta faccio il facile ma alto
“Bacalauréat”, straorinario, e lo strano “Tronc commun” più altri nel genere.
Elena da parte sua prova un po’ “L’ex grosse lunule” ma niente, non è proprio
il suo stile (in effetti allenarsi al moonboard per poi venire qui in vacanza
non è proprio da premi nobel…)…sale il caldo e decidiamo di andare nuovamente
al settore Paf le chien dove incontriamo dei ragazzi di Cuneo e dopo poco
arriva anche Alex Chabod… sticaxxi, livello! E li niente, mi prendo di nuovo a
testate coi soliti, soprattutto “Sa mère…” che ormai odio senza senso! Di nuovo
orecchie basse, morale pure, si torna al campeggio…
Giorno 3: idem con patate, ma
fa freddo e il tempo è grigio, meteo ideale per la Crète… a parte scherzi si
voleva comunque tornare per 2 motivi: primo perché Elena li ha il suo
progettino del viaggio, “Le toit du cul du loup”, fatto qualche annetto fa e
davvero straordinario ed estetico come pochi, secondo perché venire ad Annot e
non passare di qui è una bestemmia tanto è bello sto posto. Ci si scalda in
relax, tra gli altri ho rifatto “Le toit…” sit e “Pates a la daube” entrambi da
5 stelle davvero, dopodiché Elena si scontra con la dura arenaria… niente di
fatto, purtroppo resta un progetto ma ha fatto comunque bene a crederci fino
alla fine! Scendendo m’innamoro di una linea magnifica nel bosco, “La saison
des castagnes”, ma l’apertura iniziale richiede un qualche strumento di tortura
per allungare le braccia… voglio comunque tornarci, si sa mai che cresco ancora
nel frattempo; mi dedico quindi a “Roswell”, un 7B duro come pochi, ma
m’incazzo finché basta e passo! Bello, davvero una linea fantastica e tutta da
scalare, quando son in cima ho voglia di prenderlo a testate, ma ora mi rendo
conto di aver fatto proprio un passaggio da paura, certo non vieni qui per far
grado, meglio altri posti, ma se il tuo obiettivo è scalare dei blocchi
goduriosi senza dubbio resta una delle scelte migliori. Si scende alla Ruine,
altro settore visitato anni fa: onestamente non mi fa impazzire ma ricordo che
i passaggi fatti, tra tutti “L’appat du gain”, il blocco 430 e “les couloirs du
bruit”, mi eran piaciuti davvero; un po’ di svacco e indovinate? Scendiamo da
Paf le chien! Son devastato, alla frutta, ho scalato 3 giorni da mattino a sera
senza sosta ma ci provo comunque, si torna da “Sa mère…”: alla fine raggiungo
la presa in alto ma non la fermo e tra l’altro mi faccio pure male ad un dito,
segno del divino, lasciamo perdere prima di peggiorare le cose. È andata bene
tutto sommato, son arrivato amando il posto, al secondo giorno lo odiavo ma son
tornato a casa con una gran voglia di tornarci! Il quarto giorno, nonostante il
sole, decidiamo di lasciare perdere: io son a pezzi e il dito mi fa male, Elena
non ne vuole sapere minimamente, a lei è restato l’odio, quindi si carica tutto
e ci si mette in viaggio.
E alla fine si, Annot la amo.
Non è semplice spirito masochista, non è che mi piaccia in modo particolare
trovare solo e sempre lungo, ma mi piace arrampicare e non voglio adeguarmi
allo spirito del “arriva-stampa-scappa” ma godere il passaggio in tutto e per
tutto. E un ambiente fantastico, rilassante, dove far blocchi ha ancora un
significato completo e diverso da quello a cui purtroppo mi son abituato in questi
anni e forse si è perso anche un po’ il senso di sudare un grado vero che alla
fine però ti fa sentire soddisfatto al 100%.
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Un giorno tutto questo sarà tuo... |
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Riscaldamento al settore Madness |
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Ma questo che cazzo fa?... |
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Continuo a non capire... |
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Roswell |
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Psylo addict |
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Ambiance |
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La crete |
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Pates à la daube |
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Sequenza centrale su le toit du cul du loup |
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