venerdì 25 settembre 2015

COME UN CRICETO

E ieri sera dopo quasi un anno son tornato in Ellero per circuitare. L'allenamento prevedeva una gran quantità di blocchi medio/facili in sequenza e così ho fatto, quasi una trentina di blocchi in due ore, passaggi sempre piacevoli da ripetere e che soprattutto ora a distanza di anni dalla prima volta che li avevo fatti mi fanno ripensare a quanti giorni avevo speso su ognuna di quelle linee. Stupende, logiche, belle da arrampicare e mai scontate.
Un po' d'amaro in bocca comunque m'è rimasto... era davvero tanto che non tornavo a Rastello, quantomeno per i miei standard dato che gli anni passati ero solito andarci da minimo una volta a settimana a spesso anche 3 o 4; ieri sera mi sarei aspettato minimo un po' di ralla per attaccarmi ferocemente a qualcosa di duro, quella sensazione di "born to kill" che mi prende quando arrivo in un posto nuovo o quando torno da qualche parte che avevo dimenticato per un po', e invece... invece niente di tutto questo. Nei mesi scorsi ho incolpato il fatto che sia un posto dov'è difficile trovare la condizione giusta (e casualmente quando arriva inizia a nevicare...), oppure che in realtà i passaggi più belli e alla mia portata li abbia già fatti tutti, ma non credo sia niente di tutto questo, mi son semplicemente disinnamorato. Più o meno come quando ti rendi conto che una relazione è finita ma non riesci a fartene una ragione e quando arrivi alla nausea è già troppo tardi per metterci una pezza (oh Elena, non iniziare a fare le valigie, era un pour parler!). Non mi vien voglia di attaccarmi ad un progetto nuovo e non so sinceramente perché, ma pace, posti dove boulderare ce ne sono una montagna e prima o poi so che ci tornerò e sarà come ritrovare un vecchio amico.
Lato polemico on, che non manca mai: mi ricordo i primi tempi che si saliva in valle, il timore reverenziale nei confronti dei vari Massari, Tesio, Conterno, i personaggi storici di Rastello ecco, ma anche di quelli "forti" che vedevamo fare cose per noi fuori portata, ci abbiamo messo credo 2 anni prima di salire alla Casa a provare i primi passi. Giusto o sbagliato che fosse per noi, me e Funsu ma anche altri, era così perché sapevamo che quella era la storia che andava rispettata, la gavetta andava fatta. Ieri sera senza troppe velleità ero a fare i miei circuiti sul 6, in piena tranquillità, e mi imbatto in un paio di ragazzini (in confronto a me chiaramente) intenti a bestemmiare su un 7A, uno di quelli che vedi da sotto e ti sembra facile mentre quando ti attacchi di spacca un paio di denti in tipico ellerostyle. Ecco, si girano mi guardano girare sui miei passaggi facili e mi squadrano con un'aria che sembrava volesse dire "povero sfigato"; non che me importi tanto poi, ma mi fa sorridere e anche sentire un po' vecchio trovarmi a pensare che forse per tanti di quelli che iniziano oggi tra plastica e roccia non ci sia differenza e che far blocchi o tirare 2 calci ad un pallone sia la stessa cosa. Sarò elitario e sicuramente anche imbecille a pensare che invece prima di tutto ci vorrebbe una coscienza storica di chi è passato prima di te e che in quel posto ci ha passato anni, di quel posto conosce ogni angolo, ma forse la direzione in cui sta andando l'arrampicata e il boulder in particolare purtroppo è questa e allora ben vengano le linee "mordi e fuggi" e i gradi svaccati perché è quello che si cerca, la linea logica e bella se non è almeno un 7 non ha senso di esser salita e non ha senso arrampicare sui 6 perché ormai sono out... st'acidità sarà anche dovuto al fatto che sto weekend non potrò di nuovo arrampicare?! 
 


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