Week end di ghisa quello appena trascorso, senza poter
toccare roccia. Sabato a casa a far lavoretti vari, a sistemare la sala delle
torture per la nuova scheda d’allenamento finendo la giornata con un veloce
richiamino di blocchi al moonboard tanto per tenere le braccia in pompa per
l’indomani.
Il programma della domenica in effetti era tornare a
Novalesa a chiudere i conti eventualmente con un progetto lasciato in piedi e
provare un nuovo blocco che sembra davvero bello, ma purtroppo appena arrivati
in valle Susa inaspettatamente inizia a piovere. Onestamente col meteo che
avevamo visto e con il cielo che avevamo lasciato a Cuneo non ci saremmo mai
aspettati di ricevere un’inculata simile… presi dall’impasse del momento e non
sapendo bene come ricucire la giornata decidiamo di ripiegare alla SASP a
provare i blocchi del TCC (bestemmia abominevole vista la giornata, anche se a
posteriori direi che è andata bene così). Tornando a Torino però abbiamo fatto
sosta al masso del conte Verde a Condove, un posto bellissimo in cui non
tornavo da circa 10 anni; i ricordi che avevo erano di un posto abbandonato a
se stesso con questo enorme macigno erratico al centro di un prato immerso nei
ruderi di questo castello, un ambiente stupendo non solamente per arrampicare. Ieri
invece con nostra grande sorpresa (e anche un po’ di delusione) abbiamo trovato
un posto totalmente recuperato, molto ben recuperato, e il masso su cui si
scalava anni fa ora è totalmente contornato da scavi che hanno riportato alla
luce le vecchie mura del castello; sicuramente dal punto di vista paesaggistico
il risultato è positivo, ma il fatto che su quel masso non si possa più scalare
onestamente è una grande perdita anche per la storia del boulder piemontese,
visti i passaggi che c’erano ai tempi e i nomi dei primi salitori. Tantissimi
ricordi (ormai le mie giornate arrampicatorie son fatte più di ricordi che di
prestazioni, e a volte mi fa piacere che sia così!) di giornate passate con
Funsu a provare quei passaggi sulla carta abbordabili ma in realtà davvero
ostici, un’arrampicata tecnica, di sensazione, su roccia simile a quella del
pian della casa ma levigata dal tempo e dal ghiaccio quindi ancora più
difficile da intuire; in particolare ricordo lo spigolo di Carlo Magno, un 6C che
era una vera legnata sui denti che avevo portato a casa dopo pomeriggi di
fatiche e che ora come ora, anche se fosse ancora fattibile, forse non sarei
più in grado di salire. Qui di seguito un piccolo topo redatto (mi sembra) da
Massari per Infoboulder per chi fosse interessato a tornare e riliberare nella
nuova versione quei passaggi, cercando di non farsi pinzare sul fatto dato che
non credo che gli arrampicatori siano ben accetti… http://www.infoboulder.com/Boulders/ConteVerde/Guida_ConteVerde.php
Come dicevo, giornata e muscoli finiti alla SASP a provare i
blocchi (duri) del TCC del giorno precedente, e che mazzate! A parte Elena, che
è stata davvero una grande chiudendo diversi blocchi in relativa scioltezza
fino alle verdi comprese, io e Funsu abbiamo vegetato in cerca di una piccola
soddisfa che non è arrivata! Blocchi tosti, caldo opprimente ma sempre e
comunque una gran bella palestra in cui tornare ogni volta che i bicipiti
voglio faticare un po’, un paio d’ore li e il giorno dopo sembra che un rullo
compressore ti sia passato addosso! E da questa settimana si riparte con
l’allenamento invernale, terza scheda di fatica.
Un'arcobaleno che ci preannuncia pioggia... |
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