Tra una goccia e l’altra
siamo riusciti ad arrampicare anche questa volta! Sabato passato nella sala
delle torture a costruire il nuovo pan gullich, sta venendo decisamente bene e
assolutamente incazzato ma è definitivamente l’ultima cosa a cui voglio lavorare
dopodiché solo allenamento, arrampicata e goduria. Ma purtroppo la pioggia, a
parte i vari disastri in giro ben più importanti in senso assoluto delle mie
giornate di arrampicata (chiaramente), ha rovinato anche i nostri piani per la domenica;
fino all’ultimo indecisi su dove andare, con un risveglio ieri mattina in un
ambiente simil-campagna londinese, abbiamo deciso all’ultimo di tornare a San
Giacomo settore Isengard, area che da parecchio non frequentavo più. Ho sempre
adorato questo posto, un po’ per l’ambiente superlativo soprattutto poi in
questo periodo, un po’ per i passaggi, credo che per quantità e qualità di roba
medio-facile abbia pochi rivali in provincia; onestamente poi non pensavo di
trovare un giornata così ma arrivati ad Andonno si è aperto un cielo blu
stupendo, di quelli che ti fanno anche e soprattutto ritrovare un po’ di
morale!
Riscaldamento veloce e
problematico, freddo allucinante fin da subito, ho rifatto volentieri un po’ di
passaggi che già conoscevo tra cui la stupenda prua di “Gandalf”, un vero
gioiellino ed una goduria da arrampicare; Elena da parte sua ha scalato poco a
causa del freddo, ma ha portato a casa dei bei blocchi, tra cui l’esposta e
divertente “Miniere di Moria”. Alla fine stremati, dopo che anche il sole ci ha
salutati (o mandati a fare in culo, dipende dai punti di vista…) dietro la
montagna, ho deciso di provare la stupenda creatura di Torielli, “Isengard”, su
cui già anni fa, quando forse il livello per provarla non c’era ancora, avevo
messo mano. Rapida scelta della methode migliore e via, per me assolutamente un
must della valle Gesso e per niente regalata direi: movimenti da antologia, a
partire dal mono in partenza (doloroso e inusuale su questa roccia), ad
arrivare ai piattoni in alto da sfruttare con tutto il corpo! Peccato che alla
fine, impietosito dalla sofferenza di Elena, abbiamo deciso di scendere, avrei
messo mano volentieri anche su “Gasengard” sit, un passaggio che in piedi
onestamente non è una perla di bellezza (secondo me) ma che da seduto sembra
stratosferico. La prossima volta, prima che chiudano la strada per l'inverno!
Nessun commento:
Posta un commento