giovedì 19 giugno 2014

VALLEY UPRISING

Sono un divoratore seriale di libri e giornali, mi piace la carta stampata e mai la sostituirei col digitale. Non so se si tratti di passione o semplicemente sia una questione anagrafica, ma trovo non ci sia paragone tra lo sfogliare un libro, sentire l’odore della stampa fresca di un giornale, poter toccare con mano ogni singola pagina piuttosto che uno sterile contatto visivo su un tablet. E da buon amante della narrativa in generale, nel momento in cui iniziai ad arrampicare mi buttai sulla letteratura di montagna, tutta, senza far distinzioni, cercando di recuperare il tempo perso e di acquisire quanta più conoscenza possibile dell’ambiente!
 
Una delle prime letture e sicuramente quella che mi appassionò di più fu proprio “Camp 4” di Steve Roper, praticamente la storia del mitico campeggio di Yosemite e dei vari personaggi più o meno noti che vi circolarono dal dopoguerra agli anni ’70. Prime mitiche, salite da panico, innovazioni, storie al limite del ridicolo ma soprattutto la nascita ufficiale della dell’arrampicata fine a se stessa sull’alpinismo eroico (e sinceramente stracciacazzo!) del dopoguerra (anche se vedendo alcuni cajani oggi si direbbe non sia cambiato poi tanto…). Personaggi che hanno fatto davvero la storia dell’arrampicata moderna, come Robbins e Harding in eterno scontro, Chouinard e le sue visioni innovative, Pratt, Kamps, Kor e altri che hanno innalzato davvero il limite non solo dell’epoca; l’unica pecca che ci trovai fu comunque il fatto che si fermasse al limite degli anni 70, prima dell’arrivo degli Stonemasters e le loro rivoluzioni/ribellioni epocali.  Mi prese davvero quella lettura, tanto che l’ho letto almeno 3 volte finora senza mai stancarmi, e quando ieri sera ho visto il trailer in uscita prossimamente da Reel Rock “Valley Uprising” intanto m’è presa voglia di rileggere un’altra volta il libro di Roper e soprattutto ora sono in ansia aspettando che esca ufficialmente il film/documentario, che peraltro andrà avanti nella storia della Valle fino ai giorni nostri.

"All'interno del gruppo c'era chi poteva esser definito un nevrotico, ma socialmente parlando eravamo senza dubbio tutti degli emarginati. Una sera davanti al fuoco qualcuno chiese "Chi è mai andato a ballare?". Una dozzina di climber (tonici, non particolarmente rivoltanti, per lo più giovani maschi virginali) meditò sulla domanda. Alla fine uno azzardò: "una volta sono stato ad un ballo studentesco, ma non ho ballato...". Questi eccentrici ribelli erano comunque i più dotati rocciatori del mondo."
 

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