Sono un divoratore seriale
di libri e giornali, mi piace la carta stampata e mai la sostituirei col
digitale. Non so se si tratti di passione o semplicemente sia una questione
anagrafica, ma trovo non ci sia paragone tra lo sfogliare un libro, sentire
l’odore della stampa fresca di un giornale, poter toccare con mano ogni singola
pagina piuttosto che uno sterile contatto visivo su un tablet. E da buon amante
della narrativa in generale, nel momento in cui iniziai ad arrampicare mi
buttai sulla letteratura di montagna, tutta, senza far distinzioni, cercando di
recuperare il tempo perso e di acquisire quanta più conoscenza possibile
dell’ambiente!
Una delle prime letture e
sicuramente quella che mi appassionò di più fu proprio “Camp 4” di Steve Roper,
praticamente la storia del mitico campeggio di Yosemite e dei vari personaggi
più o meno noti che vi circolarono dal dopoguerra agli anni ’70. Prime mitiche,
salite da panico, innovazioni, storie al limite del ridicolo ma soprattutto la
nascita ufficiale della dell’arrampicata fine a se stessa
sull’alpinismo eroico (e sinceramente stracciacazzo!) del dopoguerra (anche se
vedendo alcuni cajani oggi si direbbe non sia cambiato poi tanto…). Personaggi che
hanno fatto davvero la storia dell’arrampicata moderna, come Robbins e Harding
in eterno scontro, Chouinard e le sue visioni innovative, Pratt, Kamps, Kor e
altri che hanno innalzato davvero il limite non solo dell’epoca; l’unica pecca
che ci trovai fu comunque il fatto che si fermasse al limite degli anni 70,
prima dell’arrivo degli Stonemasters e le loro rivoluzioni/ribellioni epocali. Mi prese davvero quella lettura, tanto che
l’ho letto almeno 3 volte finora senza mai stancarmi, e quando ieri sera ho
visto il trailer in uscita prossimamente da Reel Rock “Valley Uprising” intanto
m’è presa voglia di rileggere un’altra volta il libro di Roper e soprattutto ora
sono in ansia aspettando che esca ufficialmente il film/documentario, che peraltro andrà avanti nella storia della Valle fino ai giorni nostri.
"All'interno del gruppo c'era chi poteva esser definito un nevrotico, ma socialmente parlando eravamo senza dubbio tutti degli emarginati. Una sera davanti al fuoco qualcuno chiese "Chi è mai andato a ballare?". Una dozzina di climber (tonici, non particolarmente rivoltanti, per lo più giovani maschi virginali) meditò sulla domanda. Alla fine uno azzardò: "una volta sono stato ad un ballo studentesco, ma non ho ballato...". Questi eccentrici ribelli erano comunque i più dotati rocciatori del mondo."
"All'interno del gruppo c'era chi poteva esser definito un nevrotico, ma socialmente parlando eravamo senza dubbio tutti degli emarginati. Una sera davanti al fuoco qualcuno chiese "Chi è mai andato a ballare?". Una dozzina di climber (tonici, non particolarmente rivoltanti, per lo più giovani maschi virginali) meditò sulla domanda. Alla fine uno azzardò: "una volta sono stato ad un ballo studentesco, ma non ho ballato...". Questi eccentrici ribelli erano comunque i più dotati rocciatori del mondo."
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