A pensarci mercoledì ho preso al
volo l’ultimo pomeriggio di meteo decente per far qualcosa su roccia dato che a
vedere mi attende un weekend di plastica e (purtroppo) lavori di casa. E tra le
altre cose con il mio autoscatto su “Jazz” alla Casa son riuscito anche a
vincere un concorso online (a cui neanche mi ero iscritto), ma la cosa più
ridicola è stato l’aver fatto il passaggio gridando “sorriso-sorriso-sorriso”
in modo che partisse la foto. Da vedere… per il resto l’allenamento nuovo per
il momento procede bene visto che sento le braccia che si stanno staccando dal
corpo all’altezza delle spalle e quindi visto che per me vale l’equazione
dolore=felicità son decisamente contento! E progettare un viaggetto (si spera)
a Bleau non può che rendermi ulteriormente felice.
Varie ed eventuali: oggi vagando
su IT ho trovato una bella intervista non infarcita di gradi (qui) ad un personaggio
che per me resta un eroe di altri tempi anche se non stiamo parlando di decenni
fa, ovvero lo scozzese Malcolm Smith. Un climber cha ha fatto sempre parlare le
sue prestazioni su roccia in un epoca in cui i vari social o non esistevano
ancora oppure erano ancora allo stato embrionale (tra l’altro mi vien da
pensare evitando figure di merda come l’ultima di Daniel Woods che si è fatto
pigliare per il culo dal mondo intero…) e i suoi ritmi di allenamento
decisamente british. Dai cazzo come si fa a non mitizzare un tipo come quello
della foto sotto la cui stanza da letto è principalmente un muro d’arrampicata
e a “tempo perso” anche una camera, oddio non proprio tanto diverso dalla mia
situazione non fosse altro che quantomeno la mia stanza da letto resta separata
dalla stanza delle torture (diversamente non credo che Elena vivrebbe ancora
con me…)! Un frullato di diete devastanti, allenamenti intensi e costanza che
lo ha portato a ripetere i blocchi più duri e aprirne di nuovi ancora
irripetuti, oltre alla mitica “Hubble”.
Per il resto, a parte sempre la
solita figura di merda di Woods che resterà negli annali di instagram, c’è
stato Megos che con un dito in meno ha vinto agile il CWIF battendo sul loro campo
atleti di coppa del mondo, “La Rambla” che è diventata la via “da fare”,
Melissa le Nevé che oltre a portarsi a casa il titolo del CWIF sale un 8B+ a
Bleau (preparandosi per bene per “Action directe”?) ma purtroppo anche la
scomparsa di un mito assoluto mondiale, Royal Robbins. Uno di quelli che ha
creato, non ha solo arrampicato. Non importa riportare qui le sue salite, son
troppe ma soprattutto troppo belle da metterle dentro a 2 righe, “Camp 4”, un
libro che avrò letto 7-8 volte, fa ben capire la portata del personaggio e di
quello che ha fatto, spero che ora se la stia godendo in cima al Cap insieme ad
Harding ed una bella boccia di vino!
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