mercoledì 22 agosto 2018

GSNP

Il Grand Sablat è una di quelle aree che ti lascia letteralmente a bocca aperta fin da subito, appena scendi dalla macchina. Un po’ perché immagini o già conosci l’avvicinamento che ti attende ma soprattutto perché da ogni parte ti guardi intorno tutto è tanto, troppo: neve, ghiacciai, pareti inesplorate, la quota. Io adoro gli Ecrins, ho sempre trovato che sia un massiccio che può dare ancora gradi possibilità di “perdersi” pur essendo nel cuore dell’Europa continentale, a differenza del Bianco dove ormai tutto è standardizzato alla massa dei turisti. Hai una quantità di 4.000 enorme, un sacco di bellissimi paesi di fondovalle, stazioni sciistiche che in estate fanno cagare (personalmente) ma che in inverno son tra le migliori d’Europa, una flora e una fauna fantastiche in ogni stagione. Insomma, alla fine a poche ore da qui c’è un mondo che la maggior parte di noi non conosce e spesso snobba… e un viaggio nel viaggio senza esser costretti a spostamenti enormi che onestamente in estate ho perso la voglia di fare, per i costi e per la bolgia di caproni che s’incontrano.
La difficoltà più grossa alla fine è stata proprio trovare l’area blocchi. Intanto per qualsiasi umano della razza boulderensis li ci sarebbe un potenziale vastissimo a pochi minuti dalla macchina. Arrivi al colle dove si lascia l’auto e poco sopra ci son massi che potrebbero far sopravvivere qualche generazione di mediocri come me, ma no non c’interessano… allora ti metti in cammino e ricordi da subito la bellezza dei sentieri francesi, lunghi saliscendi che in teoria non dovrebbero far affaticare ne in salita ne al rientro ma che invece smarronano solo e sempre (un po’ come i francesi stessi del resto…). E dopo un 30 minuti arrivi ai piedi di una pietraia con altri massi enormi e ti s’illumina l’occhietto… ma no, neanche questi c’interessano… allora prosegui e dopo altri 40 minuti arrivi ad una cascata e altri massi stupendi… ma no, neanche questi son i nostri (in realtà sarebbe il primo settore, ma l’abbiamo bypassato bellamente). E inizi a salire seriamente, con un ambiente sempre magnifico intorno e assolutamente nessuno in giro, nonostante noi fossimo li a metà agosto! Intanto il ghiacciaio del Sablat si inizia a vedere (eccheccazzo!) e quindi si accende la speranza di esser quasi arrivati… ma no, dal colletto vedi i massi che ti aspettano, splendidi, ma una bella spianata piena d’acqua è l’ultimo ostacolo… e finalmente, dopo un’ora e mezza abbondante, senza pad e viaggiando il giusto, arrivi al famosissimo Paquebot, forse il masso simbolo dell’area stessa. Finchè non ci sei sotto non riesci a farti un’idea precisa di quanto cazzo sia enorme, assolutamente grandioso: un lato che fa tetto per forse 15-20 metri, sotto cui trovi 6-7 pad, stoviglie, caffettiera, un lato con roba più semplice, il retro con le LINEE del posto, strapiombante il giusto, e una parte con qualche linea un po’ anonima e le linee di discesa. E tutt’intorno centinaia di massi, perlopiù da valorizzare, dove ci starebbero bene anche dei monotiri! Son sincero, io ed Elena il primo giorno ci siamo persi e nonostante le indicazioni di Andre (li il telefono prende a manetta, pure internet… tanto per non dimenticare di essere nerd!) alla fine siamo tornati indietro dopo un pellegrinaggio con 2 pad sulla schiena e gli zaini. Sconsigliato…. Meglio viaggiare leggeri, un pad in 2 e un solo zaino, tanto su come detto 6-7 pad a disposizione ci sono! E se si decide di dormire su quella alla fine è la soluzione super, Andre e Edo l’hanno fatto quindi il problema dei lupi non si pone… comunque, come detto, dopo un primo giorno catastrofico, ci siamo ritrovati sotto il Paquebot io, Elena, topo, Ale, Andre e Edo. La mia idea era fare l’arete Ouest ma devi esser li al mattino presto in quel periodo e avere voglia di fissarti su un passaggio, voglia che a me non è venuta per nulla. Quindi riscaldamento su un 6B che pareva più un 7A e un 6C che aveva tanto l’aria di un 7B (e infatti sit come da guida nessuno di noi l’ha fatto…) ci siamo messi su Fakyr, uno dei passi simbolo dell’area. Allora, bisogna subito dire che qui se non ti piace l’altezza sotto il culo e i gradi stretti è meglio non venirci… infatti il passo è 7C o poco più, alla portata bene o male di tutti, soprattutto di chi era con me… bene, è restato da fare… la bellezza dei movimenti e della linea peraltro non si discute! Poco dopo tutti da Pyromane, noi a provarlo in versione stand (intorno all’8A) e Edo in versione sit. Lui ci è andato davvero vicinissimo dal farlo, un 8B che comunque a vedere è davvero tosto, la versione stand invece l’ha portata a casa solo Andre… ma la mia idea a quel punto era provare quanti più passi possibili per poi tornare, senza fissarmi su uno solo. Fatti altri 2 passaggi, uno bello l’altro decisamente inutile, abbiamo deciso che la nostra giornata poteva finire li… o quasi, dato che ci attendeva il rientro alla macchina che uno crede sia meglio della salita mattutina ma come già detto, in virtù della tracciatura francese, è praticamente uguale, se non peggio… devastante, soprattutto dopo diverse ore d’arrampicata, ma la sofferenza è del tutto ripagata, assolutamente, tanto che già ora ho voglia di tornare!
Logistica: allora, da Dogliani noi siamo passati dal Monginevro per poi scendere a Briancon e risalire il Lautaret, altre opzioni forse più comode da Cuneo sicuramente Colle della Maddalena o Colle dell’Agnello. Al col de Sarenne (che mi sentirei di sconsigliare col camper, ma è una mia opinione) si può campeggiare e c’è anche acqua corrente a portata di mano, altrimenti campeggio a valle a Venosc, che sinceramente credo sia la soluzione peggiore dato che non è propriamente vicino e quindi ogni giorno si è obbligati a risalire per quasi un’ora in macchina e infine come abbiamo fatto io ed Elena, ovvero studiò economico all’alpe d’Huez (se si è 4-5 persone con 25-30 euri a cranio/notte ti togli la paura), collegata al col de Sarenne da 10 minuti di auto. Quest’ultima soluzione è sicuramente la più comodosa, doccia e letto alla sera, ma chiaro che ogni giorno tocca fare l’avvicinamento, quindi alla fine se si è un bel gruppo la soluzione migliore resta portarsi tutto dietro e dormire su.
Lato arrampicatorio: la roccia è magnifica, sempre solida e generalmente con buon grip (e cazzo a 2.400 metri ci manca solo…). Soprattutto tacche, tante, e qualche piattone, cadute buone ma da altezze importanti, gradi stretti il giusto (Remondino style e anche peggio a volte), poca roba sul 6 ma tante possibilità di fare, potenziale espresso credo del 5%. La guida che si trova online serve giusto a vedere dove siano le linee, inutile per l’avvicinamento, local in giro non ne ho visti. Come detto sopra li ci son 6-7 pad da mediocri a buoni e pentolame vario, i temporali pomeridiani in estate son all’ordine del giorno chiaramente (e non auguro a nessuno di prenderne li, roccia ferrosa), ma le possibilità di riparo son tantissime. Acqua di scioglimento presumo potabile, Andre non è morto quindi direi che sia bevibile.
In definitiva uno dei posti migliori che abbia visto in giro sicuramente, per ambiente, qualità dei passaggi e roccia, al top in estate e credo autunno ma ci vuole tanta voglia di farsi il culo a 360°!

In primis (meritata) la foto della fotografa ufficiale e ufficiosa nonché portatrice d'alta quota... a seguire un po' di scatti sparsi!























lunedì 23 luglio 2018

L’anno scorso i cani erano tre ma me n’ero accorto in tempo per smandibolarne uno e cacciarli tutti questa volta invece non è andata tanto bene… purtroppo siamo stati (io e topo) presi di mira senza troppo preavviso e l’unica cosa che son riuscito a fare è stata quella di staccarli con l’acqua ma era già troppo tardi. Tempo di caricare il mio sulla macchina e di cacciare l’altro ed eravamo già in viaggio verso l’ambulatorio veterinario.
Non sto a raccontare l’estrema scortesia dei padroni del cane, ormai mi sembra scontato aver a che fare con persone insensibili e cattive dentro (d’altra parte se non abbiamo più un minimo di sensibilità verso gli esseri umani come possiamo immaginare di averla con gli animali…), tantomeno tutto il resto del percorso per poter fare una denuncia, che tra l’altro non so neanche se mi servirà per recuperare i soldi spesi finora e che ancora dovrò spendere. Più che altro quello che penso è che come in tante, tutte le situazioni italiote si debba comunque e sempre arrivare all’estremo, al morto o al ferito, per porci delle domande e soprattutto per dare in pasto qualcosa per un po’ di tempo alla stampa. Perché un cane libero si trovava a chilometri da casa? Io adoro gli animali, chi mi conosce sa che li amo decisamente molto più degli uomini, ma resto fermo nell’idea che sempre di animali si tratta e quindi non possiamo permetterci il lusso di credere che possano pensare e agire come e meglio di noi (anche se a volte accade). L’animale è istinto puro, stop. Noi l’istinto non sappiamo neanche più cosa sia, per cui non possiamo neanche lontanamente capire come possano ragionare in determinate situazioni. Ma se io fossi stato una persona in giro per monti e magari con una normale paura dei cani che tanti hanno? O peggio se fossi stato un genitore con un bambino? Cosa avrei potuto fare? e allora ci saremmo chiesti il perché, i cani sarebbero diventanti improvvisamente tutti animali killer, ne avremmo soppresso uno credendo di aver risolto il problema senza capire che alla radice dello stesso non c’è l’animale ma il padrone, l’uomo, in tutta la sua stupidità. Bisognerebbe avere ogni tanto il cervello di pensare che non tutti son adatti ad avere un animale, bisognerebbe avere la testa di capire che non è un oggetto ma un trudy in carne ed ossa che può diventare un’arma decisamente pericolosa.
Mi ha fatto ragionare il fatto che tanti che mi abbiano scritto in questo weekend di essersi trovati in situazioni simili anche più di una volta. E normale? No non credo, ma come ormai ci siamo abituati a vedere, non cercare di capire e passare oltre, siamo sempre in attesa che qualcuno reagisca al posto nostro e che risolva il problema per noi. Io stesso mi ci metto in questa cerchia, perché ammetto che fino a venerdì quando il problema è stato più grave, le altre volte ho sempre tirato giù il boccone senza fiatare, tutte le volte che son in giro per campagne o monti e che mi son trovato faccia a faccia con un altro cane, a volte più piccolo e mi è andata bene, altre volte più grande e ho cercato di farla andare bene… ci giriamo dall’altra e speriamo che non capiti a noi… comunque topo ora sta meglio, sto pensando seriamente di attrezzarmi adeguatamente per fare in modo che non capiti più perché se la soluzione e fare il Walker Texas Ranger di turno, pace, mi adeguerò, ma non dovrà più capitare perché altrimenti sarò il primo a sentirmi in colpa quando al posto di un cane ci sarà una persona e tutti sapevano ma nessuno aveva fatto nulla.
Per quanto riguarda l’arrampicata niente di che, un mese passato ad allenarmi seriamente e che mi ha sfiancato il giusto, ora provo a mettere a frutto. Siamo stati un po’ al Remondino e ieri finalmente son tornato a Frise dopo anni con l’idea di provare finalmente la bellissima “Intifada”. Prima che iniziasse il diluvio non è andata male, son caduto come un babbo alla tacchettina alta prima del bordo (cazzo…), chissà magari ci tornerò più avanti per riprovare se mi prenderà bene; sicuro è che si tratta di un blocco decisamente strepitoso e che la methode originale è ben più dura della pussy methode di Andre, io mi son adeguato chiaramente e ho scelto la seconda! Tante belle novità li intorno, la roccia magari non è magnifica ma certo è che se abitassi più vicino sarebbe un bel sostituto del moon!




giovedì 5 luglio 2018

Testa bassa e avanti, sempre in giro a far blocchi di quelli come dio comanda. Un paio di settimane fa neanche la pioggia ci ha fermato, gran compagnia con Funsu, Ale, Andre e Michele al settore wonderful ognuno a provare il suo, sotto il diluvio come se non ci fosse un domani! Funsu e Michele  alla grande mettono dei bei tentativi su “New power generation” nonostante l’umidazza che di certo non aiutava, mentre io e Ale ci buttiamo su “Night session”: da parte mia non trovo difficoltà enormi se non nel movimento ad andare di destro alla piatta che trovo una merda allucinante mentre Ale alla fine lo risolve con la Tallo-methode, sempre molto bella ma meno spettacolosa dell’originale. Che sia più facile ho i miei dubbi ma loro dicono così… chiaro che se le tieni e le blocchi basse senza problemi sarà pure ma io sta methode la trovo abbastanza una mina, tanto che continuo a provarla nel modo classico. Bel blocco, alla fine con Andre a schiaffoni in terra c’impuntiamo e forse troviamo una terza methode per passare, boh alla fine basta farli i blocchi. E io non l’ho fatto… magari st’autunno mi prenderà voglia di tornarci.
E poi moonboard-trave-pan, moonboard-trave-pan in un continuo loop, mi basta poco per divertirmi alla fine no? anche se la vera goduria è la roccia, quella figa, la quota, quella sfiancante, e il paesaggio, quello da cartolina e quindi sabato con Ale ed Elena siamo tornati al Lausfer, l’area che avevo iniziato a sviluppare l’anno scorso dove praticamente hai tutto quanto sopra e anche di più. Devo dire che stavolta l’ho patita particolarmente la quota, dopo un inverno passato ad altezza mare…comunque riscaldo veloce e via a provare qualche robetta nuova. Subito una prua di quelle da video, ma purtroppo la neve intorno ai massi era già sparita per cui le cadute spesso risultavano mortali con soli due pad (dalle foto sotto togliete ancora un paio di metri dal livello neve…), quindi la prua oltre che dura era anche pericolosa, risultato: ci torniamo più avanti che l’elicottero a sto giro è meglio non chiamarlo. Girato l’angolo ci buttiamo su un bel muro, dove onestamente io non avevo visto niente di niente mentre Ale scova un paio di rasoi da tenere. Un bel passo che già in piedi ha il suo perché mentre da sit diventa un vero palo, oltre l’8 secondo lui, e io mi fido! Fatto questo passiamo ad un tetto scovato e pulito lo scorso anno che a prima vista ti sembra facile per poi darti un calcio in culo non appena ti ci attacchi; la sit mediana sarà intorno al 7B mentre da sotto il tetto diventa un mostro oltre l’8 (sempre secondo Ale, e io continuo a fidarmi ciecamente) e la figata è che volendo è ancora allungabile! Da qui io getto la spugna, la testa va per i cazzi suoi e non ce la faccio davvero più, mentre Ale libera ancora un bel muro rossastro alto il giusto e a vedere neanche troppo facile ma parecchio estetico. Si torna verso il basso per facili roccette (si dice così no quando sei in merda in parete!?!) e diamo ancora un’occhiata nel settore basso al muro rosso già su Boulderdoc in odore di progetti: le linee ci sono sicuramente, non per me direi perché oltre come difficoltà e di un ditoso che non sto a spiegare, ma le linee ci sono e son pure a 5 stelle. E non c’è neanche troppo da camminare.
E infine ieri, altro pomeriggio passato nell’ufficio all’aperto. Nuovo blocco trovato da Ale in riva al fiume in val Grana, ideale per le mezze giornate ma soprattutto le serate, fresco e con una roccia splendida: si arrampica su piattoni ma non di pietra di fiume bensì dolomia lavorata e con grana fine (ma dolorosa a lungo andare). Iniziamo con il riscaldamento che ha già un suo perché, a vederli da fuori i blocchi sembrano tutti facili poi quando ci sei dentro bestemmi… poco dopo primo passo nuovo, un bel 7boh in tetto con ristabilimento a sorpresa, allungabile da sotto e davvero divertente e che ho fatto anche con uscita sinistra sulla prua (il bello di sto masso è anche che ci son un sacco di combinazioni diverse fattibili!). altro passo sempre sul 7bho con stessa partenza ma uscita diretta in tetto, sotto tacche sopra piatte! Goduria… e poi i progetti col pelo, di quelli che io guardo e a volte provo per farmi due risate, bellissimi, logici e straduri. Risultato: una figata di pomeriggio finito alle 20 per me e andato ad oltranza per Ale e Michele, devasto totale e stasera tocca allenarsi… non vedo l’oraaaaaaaa!


Michele in un bel tentativo NPG
 
Andre fa salire un po' di sangue al cervello su Night
Un po' di foto sul muro limaunghie del lausfer



 
La prua killer


Tetto in versione 7B...


... e prolungamento da sotto

 
E poi un po' di foto del masso in val Grana



 

venerdì 22 giugno 2018

Neanche la caldazza ci ferma! L’esplorazione dei tetti lup continua, o la riesplorazione perché ho scoperto che comunque tanti passi, soprattutto nell’area bassa, già esistevano ad opera di Torielli, Giova, Paulo, ecc… e io mi stavo perdendo un mondo!
Intanto, partiamo dall’incomincio. Settimana scorsa pomeriggio con Ale con un’aderenza fuori norma per il periodo e la quota. Di mio ripeto un paio di blocchi senza nome tra il 7A e il 7B/C sul masso della padella davvero strepitosi e poi mi unisco ad Ale a provare una nuova prua di una bellezza senza paragoni! Prese disegnate, pochi movimenti e molto intensi, scoperta e provata un po’ dal team acciaio e liberata giovedì scorso, un nuovo 8A di riferimento per la valle e non solo, un vero blocco senza tanti sgami, anzi forse sgami sarà quasi impossibile trovarne. Tutto sommato anche la caduta non è male, da solo bisogna fare occhio ma si può fare, quindi autunno aspettami (cazzo però forse ne ho già troppi in ballo…)!
Sabato si torna, questa volta con Funsu, Chicca e Ninio. A parte aver lasciato ai posteri un modello di Scarpa nuovo intonso in modo che tra migliaia di anni si rendano conto della vitaccia dei climber degli anni 2000 stavolta l’umidazza si è fatta sentire. Niente di fatto per me, qualche tentativo inutile sulla “Padella” ma quelle piatte son da sentire oltre che da tenere e non era proprio la giornata ideale; comunque divertimento, tanto, buona compagnia e svacco quindi da non lamentarsi.
E poi sta settimana, dopo lo scazzo al muro di martedì, colpo di testa: smontato tutto il setup 2017 per rimontare il 2016! Sinceramente dopo l’amore iniziale mi son già rotto le palle… troppo monotono, poco allenante se non per i bicipiti, ho deciso di tornare a tritare le dita che poi su roccia son quelle che servono e quindi si riparte dal vecchio setup e da nuovi bastoni! E da un nuovo allenamento di cui sento il bisogno, dalla prossima settimana, a base di solo Pan Gullich, muro e blocchi fuori.
E infine ieri. Di nuovo con Ale ma stavolta il fresco non era dalla nostra, anzi… riscaldo veloce, ripeto una prua sul 7A/B di Ale di fronte al masso di Angelo, bello ma dura il giusto, e poi ci spostiamo dalle parti delle “Dita di Cristo” a cercare un po’ di fresco… niente… comunque finalmente vedo “il segaiolo”, fatto flash ma le dita son incazzate ancora adesso, e poi via da “Veleno”, un blocco made in Andre che ha il suo perché. Si alza un po’ di freschetto, le prese diventano quasi tenibili, ma la sua methode resta dura per Ale quindi figuriamoci per me, un piatto da tenere di pelle con un tallonaggio su una pustola ad andare ad un altro piatto… via duro, troppo. Ale trova una methode alternativa davvero figa, fisica e incazzata, e dopo qualche giro lo stampa, io ci sto ancora facendo mentalmente amicizia adesso. Un blocco di sensazione, duro, di condizioni, chi lo sa magari tornerò anche qui, senza dubbio un altro pomeriggio di pura power!