venerdì 3 aprile 2015

NEVE E RICORDI

Prima di diventare malato di roccia, prima di essere invasato di allenamento, prima di diventare un bravo figliolo ecco, prima di tutto questo c’era solo la montagna, la neve e lo snowboard… anche lì monotematico, non son mai stato molto multitasking perché se scelgo di far qualcosa do il 110% e lascio perdere tutto il resto (ma proprio tutto), ed allora era peggio ancora perché ero appoggiato da uno che era più psyco di me. Con Immo si partiva il mattino prima di andare al lavoro per fare un salita veloce (dimenticavo: gli impianti non esistevano per noi! Racchette, tavola sullo zaino e tenda quando non avevamo un locale invernale in appoggio…) così come il venerdì sera si preparava il tutto per partire nella notte e rientrare bolliti la domenica sera. Neve, neve, neve, ore di camminata, freddo tanto e sempre divertimento senza star tanto a pensare ai rischi… come quella volta su un canale del Viso Mozzo con lui e Maio: io a metà salita scoppio di brutto, la sera prima avevo decisamente esagerato, e decido di tornare indietro (destino?) loro proseguono. Salita veloce del canale, perché tanto s’andava sempre a mille, via picche e ramponi e iniziano la discesa a loro dire non troppo goduriosa, su vetrato praticamente; a metà canale, comunque non ripidissimo ma già interessante, intorno ai 40°-45°, Maio stacca la neve sotto i piedi e inizia a scivolare veloce verso il fondo, con Immo che non può far altro che restare incredulo a guardare! Fortuna o decisione, riesce a piantare la picca tenuta in mano e fermarsi in tempo, giusto giusto per capire che quella volta era andata bene, una volta di più.
Oppure la prima volta che abbiamo tentato il bellissimo Lorousa con Immo. Partiti dalla sbarra in febbraio saliamo al bivacco Varrone in più o meno 4 orette, soste incluse; verso il fondo il freddo inizia a farsi “interessante” e il socio, brutta cosa, inizia a star male, probabilmente una piccola congestione. Niente segnale sul cellulare naturalmente, nessuno in giro ancor più naturalmente, continuiamo al bivacco e ci facciamo qualcosa di caldo. Per fortuna Immo inizia a star meglio e dopo cena decidiamo di far due passi ad ammirare l’obiettivo dell’indomani alla luce della luna piena. Il termometro fuori segna -29°, dentro poco meno, nella notte la situazione peggiora e la condensa del nostro fiato gela sulle pareti creando un’atmosfera che, se ci penso ora mi sembra bella, allora non lo era affatto… alle 4 ci alziamo dal letto dalla disperazione per capire che, puttanaccia porca, gli isolotti e gran parte della parte superiore sono quasi puliti! Saliamo un pezzo, su ghiaccio vivo, sostiamo, parliamo e come si dice mettiamo döit facendo retromarcia, sarà per la prossima con gran giramento di palle.
Ogni volta poi ci portavamo dietro una bottiglia di Barolo o Barbaresco, non mancava mai perché va bene patire ma in ogni caso bisognava farlo con stile! Sotto il canale alla Rocca Rossa in valle Stura avevamo fatto una truna per benino e montato la minitenda (la bara come la chiamavamo noi), cena al fresco e non per nostra scelta, apriamo il vinello e… beviamo granita all’uva! Oppure la volta che decidiamo per un canale all’Ischiator e decidiamo di salire il giorno prima al bivacco invernale del Migliorero; a metà strada il tempo si mette decisamente al brutto, molto brutto, tanto che non riusciamo a trovare né il cartello per il rifugio né il rifugio stesso, nonostante ci fossi salito un botto di volte. Continuiamo a salire ma a un certo punto ci rendiamo conto che la pendenza è troppa e o ce l’avevano portata il giorno prima oppure ci eravamo semplicemente persi. Abbandoniamo l’abbandonabile, bottiglia inclusa, per iniziare la discesa convinti che comunque una nottata fuori non ce l’avrebbe tolta nessuno, ma anche qui il destino ci ha messo una pezza: scendendo le nuvole si son diradate 2 minuti, quel tanto che ci è bastato per vedere il lontananza il tetto del Migliorero, prendere le misure e arrivarci dopo poco. Tanto il canale sarebbe saltato, dato che al mattino fuori ci aspettava più di mezzo metro di fresca, però la bottiglia cazzo…
Ogni volta era un terno al lotto e immancabilmente ogni volta mi toccava bestemmiare dietro Immo che saliva come un treno però onestamente ci si divertiva davvero tanto, a volte mi piace ricordare e rivedere quelle foto. La tavola è sciolinata e con le lamine pronte che mi aspetta da quasi 10 anni e credo mi aspetterà ancora parecchio... qui sotto qualche scatto dei tanti fatti.

Immo e Lorousa

Affollamento sul Lorousa

Al Pic de la Font Sancte con CarloRoc e Immo. Che culo quella volta...

Dove?...

Trovato. Allucinati...

Risveglio, ciao canale...
 

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