Un bel ricordo di qualche anno fa quando ancora ogni
tanto si andava per montagne a calpestare un po’ di neve. Un posto bellissimo,
una salita non impegnativa ma di soddisfazione insieme a due persone molto
speciali, una giornata di novembre da incorniciare: questo è stata per me
l’Arete des Cosmiques nel gruppo del Bianco.
Già da un po’ di tempo la merdaccia si è trasferita a
Cham, prima in cerca di un po’ di salite che lo impegnassero più del normale e
poi perché ha preferito le donne francesi (o son le francesi che son di bocca
buona?), quindi ogni tanto non perdiamo occasione per andare a trovarlo e fare
un po’ di festa di quella vera. Vero è che Cham, esclusa forse la gente che ci
bazzica (ma questa è un mia opinione) è davvero un gioiello, nulla a che vedere
con la parte italiana: dopo qualche anno passato lì in estate e inverno ho
capito che comunque, se il tuo gioco è la montagna, quello non può che essere
il tuo posto preferito. Bellissime aree boulder, escursioni, percorsi anche
impegnativi in mtb, salite in quota, falesie interessanti, freeride a non
finire e discese di ripido davvero da pelo sullo stomaco. Il tutto condito da
tanta festa, serate alcoliche e sveglie disastrose, questo è quello che ricordo
di Cham: sport e devastazione!
Novembre 2007: decidiamo di andare a trovare Immo e con
l’occasione magari di far qualcosa in quota, visto che un novembre così non si
vedeva da tempo, poca neve, zero freddo e poca gente visto il periodo. La
scelta cade sull’Arete des Cosmiques, salita non difficile, non lunga, con
avvicinamento in discesa e arrivo direttamente alla ripartenza della funivia
per Cham, l’ideale per merenderos quali siamo e soprattutto per una giornata
che non deve partire presto in modo da poter smaltire la serata precedente. Naturalmente
Immo l’ha già fatta di giorno, di notte, di corsa, in mutande, via la conosce a
memoria e quindi ci fidiamo di lui, quantomeno Elena perché io lo conosco fin
troppo bene e di salite con lui ne ho già fatte troppe per sapere che fidarsi è
una parola grossa che non gli si addice in pieno… dicevo: salita veloce con la
prima benna da 1.000 a 3.800 in pochi minuti, fortuna non patire la quota, e
poi in discesa verso l’attacco, nessuno in giro e neanche sulla via.
Naturalmente Immo spinge per una salita slegati, io già lo immaginavo, meno
male che Elena dalla sua ha esperienza in montagna, quindi si parte corda nello
zaino. In realtà di tecnicamente duro non c’è davvero niente e se non si
patisce l’esposizione con queste condizioni si va via decisamente bene e
veloci; ramponi ai piedi anche su roccia, qualche doppia d’obbligo, si arriva
al famoso muretto di 5c. Qui le guide di Cham hanno fatto il loro “lavoro” per
aiutare anche i cani a salire: appoggi scavati, longe fissa in fessura, manca
solamente qualcuno che tiri su… decidiamo comunque, vista la stanchezza, di
tirare fuori la corda per i tratti più impegnativi, qui e nel finale.
L’ambiente intorno, neanche a dirlo, è favoloso, una giornata stratosferica di
quelle da segnare sul calendario, ogni vetta anche lontana è visibile
perfettamente; una foto dopo l’altra arriviamo in vista della terrazza da dove
Funsu e Elisa insieme ad una pletora di giapu ci osservano dubbiosi. Finalmente
arriviamo alla fine, atteggiandoci anche un po’ con chi ci guarda, tanto più
che generalmente chi arriva fin lì solo per far foto non sa che quella via in
quelle condizioni è poco più che un’escursione in quota.
In ogni caso, una giornata semplicemente stupenda finita degnamente a raclette e pierrade nella migliore tradizione, anche quella volta ne Cham ne Immo c'avevano delusi: una bella salita in quota, un po' di blocchi al sole dei Montets e tanta festa!
Anche per me una delle salite più belle in assoluto e che mi ha lasciato una stupenda sensazione di libertà... e comunque, da quella volta nemmeno io mi fido più di immo! (immo scherzo!) ;-)
RispondiElimina