Anche quest’anno il periodo di training invernale è finito. Un po’ più corto degli ultimi anni, anche più leggero (ormai la voglia di allenarmi a secco è ridotta ai minimi termini…), speriamo più mirato. Ho lasciato da parte i pesi, i carichi elefanteschi e le sedute di ore a favore di un allenamento più specifico e di qualità (spero). Come sempre durante questi mesi ho sofferto di un calo prestazionale enorme, che sul mio già ridotto margine va ad influire in modo davvero pesante, ma ho sopportato anche perché volevo far compagnia ad Elena nella sua via crucis.
Ma ora basta! A differenza degli scorsi anni m’impegnerò a non allenarmi a secco per almeno un paio di mesi! Lo so, son malato, ma mi è sempre piaciuto il training e soprattutto quando non sto faticando come una bestia non mi sento a posto con me stesso, con la mia coscienza, e mi vergogno anche un po’ a dirlo… ma da adesso voglio arrampicare quando mi pare, senza restrizioni, senza dover pensare “no oggi no perché devo fare pan gullich-sospensioni-core training”, voglio esser libero di arrampicare anche 4-5 volte a settimana senza pensare ai giorni di recupero, alle braccia doloranti, alle tabelle di marcia da rispettare rigorosamente. Voglio anche riprendere con la corsa, sperando che le mie ginocchia non mi facciano impazzire come lo scorso anno, perché non c’è niente di più rilassante di qualche km al tramonto in giro per le langhe. Insomma, voglio fare, almeno in quello che più mi piace, il cazzo che mi pare. Sensazione nuova direi, viste le tabelle di marcia degli ultimi 10 anni, ma lo metto nero su bianco così l’impegno sarà maggiore. Spero…
Poi dai, questo è il periodo d’oro per far blocchi: febbraio-marzo, freddo secco e giornate più lunghe, spot che tornano in condizione, progetti nuovi sul piatto. Come se già non bastassero quelli che ho aperti! Ad oggi praticamente son più le salite da terminare che quelle fatte, ma non importa, sono i progetti che tengono viva la fiamma ed onestamente se la voglia di allenarmi a secco è scesa la motivazione di arrampicare fuori è sempre la stessa, forse ancora maggiore. Giusto ieri, disteso sotto l’ennesimo blocco da studiare, pensavo ai vari “figliastri” lasciati incompiuti: Varazze, Bracco, Valdinferno, Rastello, tutti a portata di mano, tutti fattibili sulla carta ma vuoi per una cazzo di nevicata, per stanchezza, per mancanza di aderenza restano tutti li ad aspettarmi ed io non faccio che pensarci e rodermi. Quindi ora basta, si arrampica, così quantomeno proverò seriamente a stamparli e se non li riuscirò a salire sarà perché non ne ho abbastanza e non per varie altre menate.
Ieri sera guardavamo con Elena un po’ di foto fatte in questi ultimi anni in giro per le montagne, dove altro sennò. Bei ricordi, quasi sempre le stesse facce e soprattutto quasi sempre la stessa grinta. Alcune cose son cambiate, certo, credo sia nella normalità delle cose, ma non posso negare che quelle persone siano rimaste incazzate come un tempo sui blocchi e soprattutto che arrampicare con loro sia sempre meraviglioso. Altre persone son arrivate dopo, conosciute nelle varie esperienze (anche questo rende l’arrampicata straordinaria!) e anche con loro le giornate sulla roccia diventeranno ricordi indelebili e bellissimi. Ecco, tutte queste emozioni, questa voglia di sbattersi nonostante tutto mi fa svegliare ogni mattina pensando al prossimo blocco e per me è davvero strepitoso tutto questo: che roba fantastica l’arrampicata!
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