Devo ammetterlo: stamattina
facendo colazione e passando in rassegna instagram quando ho visto la notizia
della rinascita della mitica Pusher un po’ di groppo mi è venuto… per chi non
la conoscesse (e per chiarire subito che, purtroppo, non ci son motivi commerciali
di fondo) o per chi fosse arrivato dopo, la Pusher holds era una mitica società
americana fondata a cavallo degli anni 90/2000 quando ancora in giro il boulder
non è che fosse molto cagato ma stava esplodendo di brutto proprio in quel
periodo. Non erano tanto le prese piuttosto che il materiale vario che ne
facevano una delle più conosciute, ma soprattutto le foto promozionali che
insieme a quelle della 5.10 per me erano le migliori possibili e ti tiravano
fuori una ralla incredibile. Partivi il mattino non senza prima aver guardato
per la millesima volta Dosage 1 e nell’intro ti partiva la pubblicità della Pusher,
poi della Prana e poi di Climbing che già t’immaginavi tutto il giorno su
Mandala, mentre poi bestemmiavi su “Radiologia” in Ellero… c’era la foto del
sempresialodato Jerry Moffat con le Laser ai piedi in Svizzera che la Svizzera
ancora era un sogno lontano, la foto di Malcolm Smith e Dave Graham che era
praticamente da altare e silenziosa preghiera serale, quella di Obe Carrion che
strizzava come il Calibba, quella di Sharma che ancora fumava il giusto ed era il
vero e unico the King… quasi vent’anni, tanto, troppo tempo, ma quello che mi
fa davvero strano è che alla fine, nonostante tutto, i personaggi son sempre gli
stessi. OK, ora c’è Ondra, ma lui tanto non fa testo, c’è Megos, ci sono vari
gagni pulciosi che per il solo fatto che si tengono più di me mi stanno in
culo, ma cazzo vuoi mettere il carisma che avevano allora? E ancora adesso! Graham,
Sharma, Lamprecht, Kehl, Loskot, Rands e molti altri che, almeno in quanto ad
immagine e personalità, cagano in testa a praticamente tutti i climber di oggi
e pure in quanto a tenersi non scherzavano.
La scena di oggi ha perso
fascino. Punto. Il discorso di base è questo per me, poi si può parlare di
tutto il contorno, social che ci hanno reso imbecilli (io in primis),
prestazioni fasulle ma commerciali, marchi che derivano verso la sfilata di
moda milanese ma alla base c’è che in giro si arrampica per non andare in
palestra a far pesi, o crossfit, o altre puttanate, il boulder, la ricerca, la
sfida si son perse per strada… ma io vedo che poi bene o male, e io son
contento, anche la gente vera e incazzata che vedi in giro sulla roccia resta
sempre la stessa: quando vai in Ellero, o al Bracco, o in Inferno in pieno
autunno, col freddo, dalla mattina alla sera a fare scrub alle mani i
personaggi con cui ti fermi a discutere, a tirare due prese, a fumare una
sigaretta son i medesimi di 15, 20 anni fa quando col socio, dopo una settimana
di allenamenti e lavoro, arrivavi ai massi e incontravi Giova che magari già
tornava a casa dopo aver fatto almeno 2 volte il circuito di Rastello
(chiaramente senza pad), Paulo che aveva trovato un altro blocco nuovo e stava
già pulendo quelle 5-6 linee, Nino che strizzava le tacche più piccole, Gian e
Sergio sempre inseparabili, Lollo che passava praticamente inosservato con la
sua Opel Corsa po’ stampinata, Lore che aveva ancora i capelli (perdipiù lunghi)
e tantissimi altri che giravano come cinghiali da un blocco all’altro, le
bestemmie che risuonavano ovunque come un rito messianico. Egoisticamente,
ripeto, son felice che alla fine non sia cambiato nulla e il fatto che una
ditta, un marchio ma soprattutto una leggenda come la Pusher sia rinata dalle
sue ceneri mi fa ben sperare che il futuro e il passato s’incontreranno sempre.
E arrivano le ferie, anche
quest’anno, con Lucifero che ci brucia il culo. Voglio staccare un po’ la
presa, ne ho bisogno, almeno 4-5 giorni senza moonboard, senza allenamenti,
senza roccia. In giro per montagne a camminare o al mare accalcato sullo stesso
asciugamano di altre 5 persone rigorosamente sconosciute, ma senza arrampicata.
Sarà dura, avrò bisogno di un circolo di recupero tipo alcolisti anonimi, ma devo
farcela. Domenica scorsa al Remondino è andata alla grande, son contento,
voglio tornarci prima di staccare, ma poi basta, non per tanto però eh… e
lasciamoci con quella che era la canzone simbolo dell’ultimo, grande film di
boulder che mai esisterà, “Pilgrimage”.
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