martedì 26 novembre 2013

CHAM 2007

Un bel ricordo di qualche anno fa quando ancora ogni tanto si andava per montagne a calpestare un po’ di neve. Un posto bellissimo, una salita non impegnativa ma di soddisfazione insieme a due persone molto speciali, una giornata di novembre da incorniciare: questo è stata per me l’Arete des Cosmiques nel gruppo del Bianco.
Già da un po’ di tempo la merdaccia si è trasferita a Cham, prima in cerca di un po’ di salite che lo impegnassero più del normale e poi perché ha preferito le donne francesi (o son le francesi che son di bocca buona?), quindi ogni tanto non perdiamo occasione per andare a trovarlo e fare un po’ di festa di quella vera. Vero è che Cham, esclusa forse la gente che ci bazzica (ma questa è un mia opinione) è davvero un gioiello, nulla a che vedere con la parte italiana: dopo qualche anno passato lì in estate e inverno ho capito che comunque, se il tuo gioco è la montagna, quello non può che essere il tuo posto preferito. Bellissime aree boulder, escursioni, percorsi anche impegnativi in mtb, salite in quota, falesie interessanti, freeride a non finire e discese di ripido davvero da pelo sullo stomaco. Il tutto condito da tanta festa, serate alcoliche e sveglie disastrose, questo è quello che ricordo di Cham: sport e devastazione!

Novembre 2007: decidiamo di andare a trovare Immo e con l’occasione magari di far qualcosa in quota, visto che un novembre così non si vedeva da tempo, poca neve, zero freddo e poca gente visto il periodo. La scelta cade sull’Arete des Cosmiques, salita non difficile, non lunga, con avvicinamento in discesa e arrivo direttamente alla ripartenza della funivia per Cham, l’ideale per merenderos quali siamo e soprattutto per una giornata che non deve partire presto in modo da poter smaltire la serata precedente. Naturalmente Immo l’ha già fatta di giorno, di notte, di corsa, in mutande, via la conosce a memoria e quindi ci fidiamo di lui, quantomeno Elena perché io lo conosco fin troppo bene e di salite con lui ne ho già fatte troppe per sapere che fidarsi è una parola grossa che non gli si addice in pieno… dicevo: salita veloce con la prima benna da 1.000 a 3.800 in pochi minuti, fortuna non patire la quota, e poi in discesa verso l’attacco, nessuno in giro e neanche sulla via. Naturalmente Immo spinge per una salita slegati, io già lo immaginavo, meno male che Elena dalla sua ha esperienza in montagna, quindi si parte corda nello zaino. In realtà di tecnicamente duro non c’è davvero niente e se non si patisce l’esposizione con queste condizioni si va via decisamente bene e veloci; ramponi ai piedi anche su roccia, qualche doppia d’obbligo, si arriva al famoso muretto di 5c. Qui le guide di Cham hanno fatto il loro “lavoro” per aiutare anche i cani a salire: appoggi scavati, longe fissa in fessura, manca solamente qualcuno che tiri su… decidiamo comunque, vista la stanchezza, di tirare fuori la corda per i tratti più impegnativi, qui e nel finale. L’ambiente intorno, neanche a dirlo, è favoloso, una giornata stratosferica di quelle da segnare sul calendario, ogni vetta anche lontana è visibile perfettamente; una foto dopo l’altra arriviamo in vista della terrazza da dove Funsu e Elisa insieme ad una pletora di giapu ci osservano dubbiosi. Finalmente arriviamo alla fine, atteggiandoci anche un po’ con chi ci guarda, tanto più che generalmente chi arriva fin lì solo per far foto non sa che quella via in quelle condizioni è poco più che un’escursione in quota.

In ogni caso, una giornata semplicemente stupenda finita degnamente a raclette e pierrade nella migliore tradizione, anche quella volta ne Cham ne Immo c'avevano delusi: una bella salita in quota, un po' di blocchi al sole dei Montets e tanta festa!





1 commento:

  1. Anche per me una delle salite più belle in assoluto e che mi ha lasciato una stupenda sensazione di libertà... e comunque, da quella volta nemmeno io mi fido più di immo! (immo scherzo!) ;-)

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