sabato 22 giugno 2013

TOSIN ABASI

Se vi piace la musica suonata (per davvero) non potete non conoscere gli Animals as leaders e il chitarrista Tosin Abasi



venerdì 21 giugno 2013

PER MOLTI MA NON PER TUTTI

Proprio in questi giorni di forzato fancazzismo arrampicatorio mi sono imbattuto nel mio girovagare in rete nell’ennesima interessante (?) discussione sullo scavo si/scavo no. E per l’ennesima volta mi son ritrovato a dubitare che l’arrampicata debba essere un sport popolare, come diceva una famoso slogan “per molti ma non per tutti”… Che connessione c’è tra le due cose? Facile, cerco di semplificare: non riesco a passare? Ho 3 possibilità: lascio perdere, mi alleno oppure scavo. Nella società in cui viviamo, dove trovare la soluzione non solo più facile ma anche meno faticosa è legge,  apparentemente scavare è la scappatoia migliore perché tutti possono, anzi tutti devono avere la possibilità di arrampicare. E questo mi fa incazzare in un modo senza senso!

Chi l’ha detto che l’arrampicata su roccia, sia essa boulder, sportiva o trad, debba essere un’attività alla portata di tutti? Chi mai si è inventato sta stronzata simil-consumistica? Perché giusto di questo si tratta. Non sto dicendo che l’arrampicatore debba essere (o tornare ad essere) un dio in terra che pratica una disciplina elitaria, semplicemente dico che come OGNI altro sport di questo mondo le regole che ci siamo auto-imposti son fatte per dare una direzione al gioco e quindi abbattendo tali regole si pratica a tutti gli effetti un gioco diverso. Perché tutti, dalla casalinga al bambino rompicoglioni (elementi che spesso ho trovato nel mio periodo falesistico), devono PER FORZA poter arrampicare? Magari per compiacere il marito/padre di famiglia che vorrebbe avere a disposizione il tiro di 4° per il gagno infame, un 5° per soddisfare la mogliettina e poi un bel 7 (magari gradato largo, così facciamo la felicità di tutti e la settimana lavorativa riparte in allegria) per se stesso. Oppure per il ragazzino che è sempre stato chiuso in una palestra e che nel momento stesso in cui scopre che esistono anche elementi naturali come la roccia oltre alla resina che ha sempre visto e toccato, vorrebbe avere a disposizione dei tiri imbecilli, che non richiedano un’intelligenza motoria, in modo da poter riproporre facilmente quanto ha imparato nel suo letargo mentale. No, non mi va, non mi piace e onestamente, devo essere sincero, me ne strabatto di quelli che la pensano diversamente da me. Volete lo scavo o peggio delle prese incollate? Bene, andate in palestra, fate girare l’economia e non le palle! Volete con poca fatica divertirvi e fare sport? Bene il curling è già sport olimpico, l’arrampicata per fortuna no (e non lo sarà a breve almeno). Come giustamente lo spit ormai è visto come la merda, anzi peggio dove esiste la possibilità di proteggersi (tant’è che io che mi cago addosso la corda ormai l’ho abbandonata), lo scavo è una schifezza assoluta, e non ci sono scusanti di sorta. Non salgo ora? Mi alleno e ci riprovo. Non salgo ora e non salirò mai? Nessuno, neanche il dottore, ti obbliga a farlo. Non salgo io e non salirà mai nessuno perché obbiettivamente non c’è possibilità? Cambia posto e lascia le cose come stanno, non ce ne sarà tanta roccia in giro per il mondo ma comunque a sufficienza per un qualsiasi mortale che cerca soddisfazione verticale.
Anch’io mi son ritrovato ad arrampicare su tiri (perché nel boulder fortunatamente è più raro) scavati ed onestamente la maggior parte delle volte li ho trovati noiosi e intuitivi, e sempre comunque non mi hanno dato alcuna soddisfazione. Gli anni 80 hanno segnato il passo, allora si scavava per innalzare l’asticella e perché le palestre o non c’erano o erano molto rare, oggi si scava per completa ignoranza, nell’accezione più vera del termine! Lo scavo non ha né vie di mezzo né possibilità di rettifica, e non mi vengano a trovare menate tipo sentieri di accesso, rifugi, eccetera che modificano e impattano comunque sull’ambiente: sto parlando di un gioco, l’arrampicata, e le sue regole che più o meno consciamente noi abbiamo accettato praticandolo. Se a qualcuno non sta bene far fatica, allenarsi, mangiare merda e magari non riuscire, fuori dalle palle, secondo me bisogna essere totalmente intransigenti: non bisogna accettare questo comportamento in modo assoluto, senza sconti! Oppure magari fate una bella cosa voi innamorati dello scavo e del salire a tutti i costi: prendete una manciata di spit e, previo avviso su internet in modo che tutti (ma proprio tutti eh!) ne siano al corrente, andate a chiodare una via storica in val di Mello, che so Luna o Oceano. Forse sarebbe la volta buona che qualcuno si toglie dalle palle con un gran botto… 

mercoledì 19 giugno 2013

SENZA APPIGLI

E dura stare fermi, fottutamente dura... spero che almeno serva a guarire del tutto, ma non poter arrampicare in quota con queste giornate è una tortura psicologica...


lunedì 17 giugno 2013

NIGHTMARE


Penso che ognuno di noi abbia una bestia nera, un passaggio sul quale, nonostante centinaia di tentativi ed ogni tipo di soluzione possibile ed immaginabile provata, non si riesca a schiodare. Non sto parlando di passaggi oltre il nostro limite naturalmente, dove per forza non passi perché non hai il livello e la tenenza giusta e quindi è inutile accanirsi, ma di blocchi che inconsciamente sai di poter fare ma che per un motivo psicologico o semplicemente morfologico e spesso per un solo singolo movimento non riesci a salire. E normalmente sono blocchi stupendi e su cui ci si intestardisce alla morte perché più non si passa più sale il desiderio di farli, indipendentemente dal grado. Per me quest’incubo si chiama “You”…
La linea: pura e semplice, uno spigolo perfetto su cristalli. La roccia: uno gneiss doloroso e tritacarne. Il posto: pian della casa su un masso stracomodo a bordo strada. Sicuramente non è la linea più bella dell’area, se paragonata per esempio a King Kong, sicuramente non è la più dura, Ambrosia e alcuni progetti sono oltre, ma per me è sempre stata un’ossessione, da quando ho iniziato a frequentare il posto. Arrivando al masso è forse la più logica e nel contempo la più inimmaginabile da salire, ma poi a poco a poco escono le méthodes e un singolo dopo l’altro inizia a farsi strada l’idea di poterla fare, che forse tutto sommato tanto dura non è. Almeno per me è stato così… in piedi ricordo che mi era venuta abbastanza velocemente, seppur già parecchio impegnativa rispetto al grado dichiarato, quindi è stata la volta di tentare da sotto, e allora li è iniziato il vero incubo. Ossessivamente, ogni volta che passo da lì, mi ritrovo alla base del masso seduto sui pad in contemplazione, un tentativo dopo l’altro, ogni volta da 3 estati a questa parte, con ogni condizione meteo, sempre e solo per non venirne a capo. E per un solo, singolo, bastardo movimento! Conosco a memoria ogni cristallo, ogni appoggio, dove recuperare, come uscire e soprattutto dove cadrò al prossimo tentativo. A volte è piacevole, rilassante, altre volte per nulla. E non capisco se ormai è la mia testa che si rifiuta di passare da lì oppure che semplicemente quel movimento non sia il mio, che dovrei cambiare e lasciar perdere. Almeno per un po’… ma poi l’appuntamento si ripete, come se io e quel pezzo di roccia potessimo ormai conversare e tenerci compagnia. Come è stato ieri, io in ripresa da un sabato sera piuttosto “pesante” e lui riemerso da un lungo inverno, ci siamo ritrovati e niente (purtroppo) è cambiato tra di noi, uno di fronte all’altro a guardarci come vecchi amici che non possono stare lontani, ormai non so più neanche io se voglio salirlo davvero oppure solo provarci senza troppa convinzione per la paura di perdere questi momenti. Questo è il mio piacevole incubo arrampicatorio, credo di non essermi mai accanito tanto su un passaggio: normalmente o salgo in pochi giri oppure è fuori portata e quindi tengo lì il progetto per farci un tentativo ogni tanto, ma senza stare troppo a scoglionarmi. Con “You” invece è tutta un’altra storia, ma son sicuro che prima o poi riuscirò a venirne a capo, sono assolutamente sicuro. Anzi magari uno di questi giorni torno a dargli qualche manata…