martedì 5 giugno 2018

Una settimana di indecisione, la classica settimana che tutti gli anni mi capita. Mi scende la voglia di arrampicare, di allenarmi, e lo svacco aumenta esponenzialmente finché arrivo al punto di rottura e devo smettere qualche giorno, dopodiché mi rendo conto della cazzata e riparto con molta più voglia ma appena mi attacco al muro mi lamento che non tengo più un cazzo. Praticamente mi lagno come una rodata coppia marito-moglie, il mio rapporto col me stesso climber è un rapporto che ogni tanto si degrada ma l’amore è talmente profondo che alla fine torna a galla. O forse l’uno non può più fare a meno dell’altro…
E quindi ieri sera, dopo una settimana di niente totale, son tornato al moonboard. Intanto la prima cosa da dire è che dopo una partenza indecisa mi son divertito un sacco! La classica serata rilassante: musica, finestra aperta e leggera pioggia fuori, un buon libro, una decina di blocchi senza pretese e scalare a vista punto e basta senza spremermi come al solito. In effetti il mio problema e schiacciare sempre e comunque sull’acceleratore, sia in allenamento che a scalare, cosa completamente sbagliata a maggior ragione se il tempo a disposizione (come nel mio caso) è tanto e quindi non son obbligato dal momento. Invece ieri sera me la son goduta e basta, ed è quello che voglio fare questo mese prima di partire con un’altra (necessaria) scheda di allenamento più mirata. Di scalare fuori al momento non se ne parla, pioggia come non ne ho mai vista sinceramente, ogni giorno senza sosta e chiaramente quando c’è una giornata decente esce fuori un caldo tropicale; in alto non son ancora riuscito a salire, ne Barbara ne Remondino, quindi quando ho una mezza giornata a disposizione me la gioco a camminare col topo e far foto (la mia nuova passione, con risultati inaspettatamente peggiori che nel boulder…), ma la voglia di mettermi su qualcosa di davvero usurante è tanta, troppa. Ma alla fine di tutto sto bene e riesco a staccare la testa dagli scazzi quotidiani quindi mi godo alla grande questa fortuna che so di avere, anzi che ho scelto di avere!
Invece Elena continua coi suoi alti e bassi. Il suo vero problema è la costanza in effetti: anni in cui si allena senza sosta, anni in cui non fa niente, come detto più volte ha una potenzialità buttata nel cesso quando con un più di allenamento e testa potrebbe fare decisamente bene. Nel boulder alla fine 2 son le cose da avere: dita e braccia. Ok le puttanate di usare bene i piedi, di avere testa e tante altre cazzate che si tirano fuori ogni 3x2 ma alla fine se ti trovi su un blocco e non le strizzi e te le tiri alla panza non sali. Stop. E lei le dita le ha e le dita come sanno tutti non le perdi a differenza delle braccine, ma il rovescio della medaglia è che le braccine le alleni e le guadagni le dita invece se non le hai… come dire… ti fotti! In buona sostanza è così, poi chiaro che le variabili in campo son tante e più complicate, ma la base di tutto resta questa. E infatti il tempo mi ha dato ragione! Domenica: giornata grigia, si decide per il pian della casa (che tra le altre cose per me resta uno dei posti più fighi dove far blocchi svacco in zona) perché di prendere pioggia dopo un paio d’ore di macchina non ne abbiamo per le palle. Vaghiamo tra un blocco e l’altro a rifare un po’ di blocchi e quando arriviamo dalla bestia nera di Elena lei decide di farci qualche giro senza troppa voglia e come sempre quando l’aspettativa e bassa il passaggio viene fuori come passeggiato. E infatti è un passaggio di dita ed è un passaggio che le è sempre piaciuto per cui con l’attitudine mentale giusta non l’ha faticato per nulla, ma è da questa base che bisogna ripartire e crederci, anche e soprattutto quando niente gira per il verso giusto. Perché? Beh come si diceva “Escalade? Sport de merde!” ma purtroppo resta anche lo sport più bello del mondo…

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